lunedì 6 novembre 2023

NON APRITE QUEL LIBRO! | Chiara Sinchetto

NON APRITE QUEL LIBRO!
di Chiara Sinchetto, edito da Las Vegas edizioni, è un saggio che esplora il mondo dell'horror e la nostra relazione con la paura.
Il titolo richiama alla mente la famosa serie di film horror Non aprite quella porta, ma questo libro va oltre la semplice suspense cinematografica e analizza il perché ci piace farci spaventare, seppure nella finzione.  
 
Guidandoci attraverso la scoperta della paura sin dalla prima infanzia, la Sinchetto parte da una confessione – che suona come un patto con il lettore: ammette di essersi presa una cotta da bambina per il re dei Goblin nel noto film Labyrinth, interpretato da un giovane e affascinante David Bowie, il cattivo della storia. Un’ammissione di colpa funzionale allo scopo del libro: “il buio può essere ammaliante”, ma guai a raccontarlo in giro!
 
L'horror è un genere che ci permette di confrontarci con le nostre peggiori paranoie e, allo stesso tempo, fa emergere il potere catartico delle storie dell'orrore, poiché ci consentono di vivere avventure spaventose attraverso i personaggi, senza correre alcun pericolo in senso empirico. L'orrorifico può farci rabbrividire, ma allo stesso tempo ci fa sentire al sicuro, poiché sono i personaggi delle storie a vivere il terrore al posto nostro.

L'analisi di Chiara Sinchetto sulle radici dell'horror moderno, come già affermato da Stephen King in Danse macabre, si basa su tre archetipi fondamentali: la cosa senza nome, il vampiro e il licantropo
Questi archetipi iconici si sono radicati nella cultura popolare grazie a romanzi classici come Frankenstein di Mary Shelley, Dracula di Bram Stoker e Il dottor Jekyll e Mr. Hyde di Stevenson.
L'autrice sottolinea come questi mostri siano diventati immortali grazie al cinema, che ha amplificato la portata di questi archetipi, facendoli perdurare attraverso le generazioni. 
Quest’idea mette in luce l'importanza del cinema come mezzo di espressione e diffusione delle nostre paure più profonde e dei simboli dell'horror. Diverse pellicole hanno contribuito a rendere questi mostri parte integrante della nostra cultura, influenzando non solo il genere dell'horror ma anche il modo in cui comprendiamo le nostre stesse paure.
 
 Se il realismo ci mostra le cose in modo più letterale, l'horror le deforma.
 
La conclusione intrigante che "quei mostri siamo noi" aggiunge un elemento di riflessione esistenziale al saggio. 
Mostri iconici come quelli succitati rappresentano aspetti oscuri e nascosti della natura umana. In questo modo l’autrice invita il lettore a considerare l'horror non solo come un genere d’intrattenimento, ma un mezzo attraverso cui esplorare le profondità della psiche umana e le ombre che risiedono in ciascuno di noi.
Riflettendo su quanto la Sinchetto afferma, è possibile intravedere una connessione tra l'angoscia esistenziale e la rappresentazione dei mostri nell'horror. Questi mostri, che spesso incarnano l'oscurità umana, possono essere interpretati come manifestazioni di paure esistenziali. Del resto il vampiro simboleggia la sete insaziabile dei desideri umani, così come il licantropo rappresenta la perdita di controllo e la doppia natura dell'individuo.
 
L'identificazione con questi mostri può portare a una riflessione profonda sulla natura dell'umanità e sulle dualità che risiedono in ciascuno di noi. 
In che modo questi mostri riflettono le sfide esistenziali che affrontiamo nella vita? Come gli individui possono confrontarsi con i propri mostri interiori e accettare la loro esistenza? L'horror offre un terreno fertile per esplorarsi e rispondere a simili domande, portando alla luce la complessità dell'identità umana. 

David Bowie e Jennifer Connelly in Labyrinth
 
Nel saggio emerge chiaramente come l'horror occupi un posto speciale all'interno dell'universo narrativo – letterario, cinematografico e fumettistico – in quanto dà voce agli outsider; gli emarginati dalla società, i non ascoltati. 
Nel contesto dell'horror i personaggi principali rappresentano individui emarginati o emarginanti in qualità di mostri, mutanti, zombie o figure sovversive; personaggi che incarnano paure e ansie collettive riguardo a ciò che è considerato diverso o fuori dalla norma (anormale) dalla società. L'horror dà a questi personaggi una voce e uno spazio all'interno della narrazione, consentendo ai lettori e agli spettatori di vedere il mondo attraverso una prospettiva altra e, talvolta, di simpatizzare con i personaggi/mostri/emarginati.
 
Riflettendo le paure e i tabù della società in cui viene utilizzato, oggi l'horror indaga su questioni sociali contemporanee come il razzismo, l'omofobia o altre forme di discriminazione e intolleranza. Mette in discussione le norme sociali, sfidando i pregiudizi e invitando il pubblico a riflettere sulle proprie convinzioni. 
Il genere horror va oltre il mero spavento e l'intrattenimento: è uno strumento potente per analizzare la condizione umana, le relazioni sociali e le dinamiche culturali.
 
E tu di cos’hai paura?

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