Nell'intenso - e a tratti paradossale - albo illustrato di Davide Calì e Isabella Labate, UN TEMPO PER OGNI COSA (Kite edizioni, 2020), conosciamo Edgar e la sua collezione di orologi.
Le ore della giornata di Edgar sono scandite dai rintocchi delle lancette che, con puntualità svizzera, gli ricordano quando alzarsi, mangiare, vestirsi, fare una telefonata o una passeggiata, andare a dormire. In parole povere, controllano il suo vivere.
Come reagisce il lettore di fronte a un tipo così abitudinario, schiavo della routine, refrattario al cambiamento? Difficile riuscire a simpatizzare per lui.
La sua mania per gli orologi non è altro che ossessione per la precisione.
Il protagonista della storia non si lascia condurre dagli eventi, al contrario: li controlla o, per meglio dire, tenta di farlo con ogni risorsa a sua disposizione. Sembra quasi che viva in funzione di un capriccio.
Ma si sa, il vivere quotidiano prima o poi si scontra con l'imprevisto. E quando si manifesta, lo stesso Edgar si piega al cambiamento che, per lui, si traduce in una vera e propria metamorfosi.
Non c'è libertà senza conoscenza e quest'ultima non può esistere se a mancare è la sete di scoperta.
C'è un po' di Edgar in ognuno di noi, in fondo: ci crogioliamo nella nostra comfort zone. Almeno fino a quando una motivazione più forte non ci costringe a uscirne, permettendoci di scoprire che di fuori c'è tutto un mondo con cui interagire. Il più delle volte, proprio al di fuori di uno smartphone.
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