"Quanto hai pagato per pubblicare il tuo libro?".
Una domanda che, dall'uscita del mio romanzo a oggi, mi sento fare a più riprese un po' da tutti: parenti, amici, conoscenti, utenti del web, cani, gatti e pesci rossi, verdi e gialli.
Avevo dato per scontato che ormai si fosse a conoscenza della norma: non si paga per pubblicare.
Dare soldi, sotto qualsiasi forma, a un editore in cambio di una pubblicazione non è la norma, e non dovrebbe costituire nemmeno l'eccezione. È una pratica scorretta che uccide l'editoria, quella vera: non dovrebbe esistere.
Ma cosa vuol dire "dare soldi, sotto qualsiasi forma"?Con il tempo l'editoria a pagamento ha affilato le lame. Diverse sono oggi le strategie ideate per mascherare quella che poi è l'evidenza: c'è una pubblicazione perché c'è stata prima una qualche forma di contributo.
Vediamole insieme.
- Soldi in cambio della pubblicazione. È la pratica più comune, quella che potremmo definire classica: l'autore paga una determinata cifra in cambio della pubblicazione della propria opera.
- Acquisto copie. All'autore non è richiesto alcun pagamento, ma ha l'obbligo di acquistare un determinato numero di copie della propria opera. Il più delle volte saranno le uniche copie stampate.
- Crowdfunding. L'editore chiede all'autore di organizzare una raccolta fondi per la stampa dell'opera. Si tratta di un finanziamento collettivo dove si promette all'autore la pubblicazione nel caso in cui si raggiunga una cifra ragionevole (di solito è la cifra richiesta dalla tipografia per stampare un numero minimo di copie).
- Royalties non corrisposte. All'autore non è richiesto alcun pagamento, ma firma un contratto in base al quale rinuncia alla percentuale che gli spetta secondo la normativa vigente sul diritto d'autore. Ciò vale anche nel caso in cui le royalties siano calcolate da un certo numero di copie vendute in poi.
- Servizi editoriali aggiuntivi. All'autore si richiede l'obbligo di acquistare uno o più servizi offerti dalla casa editrice (impaginazione, editing, correzione di bozze ecc).
Le varie modalità di pagamento non sono l'unico problema di questa realtà.
L'editore che fa assumere all'autore il rischio d'impresa ha già intascato il necessario e ha poco interesse nel curarsi degli autori che arrivano in casa editrice.
I motivi possono essere compresi con facilità.
- Assenza di selezione. Un editore a pagamento pubblica tutto quello che arriva in casa editrice. Non si preoccupa di fare un'attenta selezione sui testi, dal momento che non si accollerà il rischio d'impresa.
- Assenza di editing. È impensabile pubblicare una qualsiasi opera senza un editing. Nessun romanzo (o saggio o manuale) arriva in una casa editrice già pronto per la pubblicazione. L'editing ha un costo e pagare il singolo editor spetta all'editore. Il più delle volte l'editore a pagamento non effettua alcun editing sul testo oppure lo fa rientrare tra i servizi editoriali obbligatori a pagamento.
- Assenza di distribuzione. È difficile, se non impossibile, ordinare in una libreria fisica un libro edito da una EAP (anche perché, con ogni probabilità, mancherà del codice ISBN). Il libro non è reperibile con facilità nelle principali piattaforme di vendita online.
- Assenza di promozione. All'ufficio stampa della casa editrice, sempre ammesso che ne abbia uno, poco importa di lavorare per l'uscita del libro. Del resto per ogni copia ha già pagato l'autore stesso. Per di più l'editore a pagamento non è presente alle principali fiere di settore, come il Salone Internazionale del Libro di Torino o il Più Libri Più Liberi di Roma.
Se sei un autore e stai pensando di inviare il tuo dattiloscritto a una casa editrice, assicurati che non sia una EAP. Pagare per pubblicare o, meglio, per stampare il tuo libro non ti renderà uno scrittore.
Se la tua opera è stata scartata perché necessita di migliorie (o tu stesso hai ancora bisogno di migliorare come autore), prenditi il giusto tempo per lavorarci. Magari rivolgendoti a dei professionisti in campo editoriale.
Non cedere alla vanity press!
Vero, se pubblichi a pagamento il cliente sei tu!
RispondiEliminaHai centrato il punto.
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