lunedì 18 settembre 2023

STONER | John Williams

William Stoner è figlio di contadini. All'età di diciannove anni si allontana dalla campagna per studiare Letteratura nel Missouri, ottenere il dottorato in Filosofia e diventare docente presso la stessa Università, dove ci rimarrà fino alla morte. 
 
Quella di Stoner sembra la condanna a una vita piatta, dove il personaggio principale è uno spettatore che si affaccia alla finestra per sbirciare la vita degli altri, veri protagonisti del mondo
John Williams ci descrive ogni particolare della vita di un uomo qualunque, senza per questo incappare nella trappola della noia. Al contrario, ci regala il ritratto di una persona comune quasi fosse la biografia di un personaggio importante, meritevole di essere ricordato dalle generazioni a venire.
 
Eppure Stoner è uno qualsiasi, uno dei tanti. Ama studiare, ha sete di conoscenza e costruisce la propria identità su sani princìpi di onestà e giustizia, crede nell'amicizia e nel matrimonio
Il lettore non può fare a meno di tifare per lui, soprattutto quando, puntualmente, la vita gli si rivolta contro, facendosi beffe dei suoi ideali.
 
E nel momento in cui scoppia la passione tra lui e Katherine, ecco che tradisce sua moglie Edith e il tradimento stesso diviene un fatto naturale, come se appartenesse alla natura delle cose e fosse necessario per la sua stessa sopravvivenza.
 
Perché noi, in fondo, apparteniamo al mondo; avremmo dovuto saperlo. E lo sapevamo, credo. Ma abbiamo dovuto nasconderci un po', fingere un po'.
 
Stoner e Katherine si amano con la sincerità di due bambini e la consapevolezza di due adulti. Custodiscono il loro amore al riparo dal mondo di fuori e, quando non sarà più possibile portarlo avanti, vivono il distacco con la stessa naturalezza che li ha tenuti insieme.
 
In fondo all'anima Stoner è uno stoico che trova conforto nei libri, il suo unico e autentico divertissement, come lo definirebbe il filosofo Blaise Pascal. Accoglie le sfide che la vita gli pone, ma senza maledire i propri errori.
Persino quando la sua carriera universitaria è messa a rischio da Hollis Lomax, Stoner continua ad andare avanti per la sua strada, quella che aveva tracciato da tempo per sé e dalla quale non intende allontanarsi.
 
L'Università del Missouri

Nell'ultimo capitolo troviamo il protagonista provato da una vita vissuta senza encomi, ma di certo assaporata intensamente seppure nelle poche e brevi gioie registrate.
Stoner accetta la diagnosi della propria malattia e la morte imminente come eventi naturali della vita di un essere umano, salutando il lettore in punta di piedi.
 
Mi riesce difficile spiegare come mai mi sia piaciuto un romanzo senza eroi, dove non siano stati compiuti grandi gesta o non siano riportati eventi altisonanti da ricordare. Eppure è un romanzo che consiglio a chiunque sia alla ricerca di un buon libro. In fondo è nella vita della gente comune che è racchiuso il significato del tutto, sono le piccole cose che fanno di ciascuno di noi quello che siamo.

2 commenti:

  1. Io ho sentimenti un po' contrastanti per Stoner. Un po' mi ha annoiato per via di questa vita davvero comune, un po' irritato, perché avrei voluto dirgli "Datti una svegliata e prendi in mano la tua esistenza", e un po' intristito, per quel finale così brusco e senza speranza che mi ha messo una certa strizza per la mia, di vita. Odierei morire pieno di rimpianti. Forse è un po' questo il succo di Stoner, per me.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ha lasciato una consapevolezza: non voler morire con dei rimpianti. Non è stato vano leggerlo! Il finale brusco ha sorpreso anche me. Fino alla fine ho sperato in un colpo di scena, però forse è questo il punto: il lettore arriva alla fine del romanzo allo stesso modo in cui arriva il protagonista alla fine della sua vita. È un romanzo che, in un modo o nell'altro, lascia il segno.

      Elimina

Fammi sapere cosa ne pensi. I commenti alimentano il blog!