martedì 12 giugno 2012

Recensione LA MIAOMORFOSI di F. Kafka, C. Cook (Tre60)

Titolo: LA MIAOMORFOSI
Di: FRANZ KAFKA, COLERIDGE COOK
Edizione: TRE60
Tipologia: ROMANZO
Genere: RIVISITAZIONE CLASSICI, NARRATIVA
Anno: 2012
pp. 190

Cartaceo € 9,90
Ebook  € - - -


RECENSIONE
di Briseide

Scusate, lo so che non è carino parlare delle questioni personali in pubblico, ma è da tanto che muoio dalla voglia di dirlo a qualcuno: io non sopporto Kafka! Letterariamente parlando proprio lo mal digerisco. Capirete dunque con quale enorme conflitto interiore mi sono avvicinata alla lettura de LA MIAOMORFOSI: da una parte, la promessa di una rivisitazione in chiave felina del celebre romanzo e, dall’altra, quel nome stampato sulla copertina come ad avvertire che l’impronta kafkiana era rimasta.


Insomma un bel pasticcio, perché io sono curiosa, tremendamente, però il vecchio Franz mi riporta indietro all’estate del quarto liceo, quando nel bel mezzo di scaramucce sentimentali, persi l’occasione di un viaggio a Ibiza con le amiche e mi ritrovai appioppato il suo libro come lettura per le vacanze... Tanto valeva dirmi: “Tagliati le vene!”.

Comunque, per farvela breve, alla fine ho vinto le incertezze e, seppure con molta cautela, mi sono tuffata nella lettura.

L’esperimento di Cook è perfettamente riuscito: il gatto si è sostituito allo scarafaggio in maniera sublime e, per di più, è stato dipinto nei tratti animaleschi in modo esemplare.

La prima parte del romanzo, complice anche l’interesse che suscita il cambiamento, scorre davvero fluida sebbene riprenda fedelmente l’originale kafkiano; tanto che ho avuto l’impressione di potermi rimettere in pace con il povero Gregor Samsa. Nelle sembianze di gatto, ovviamente.

Subito dopo però, ho riscontrato alcune note dolenti.

Lo spazio narrativo diventa pieno zeppo di monologhi, vaneggiamenti interni e interminabili soliloqui che lo portano a dilatarsi fino all’obesità. Questa è una conseguenza inevitabile, quando ci si prefigge lo scopo di esaminare l’animo umano e su questo sono d’accordo anch’io, anzi lo sarei.

Eh sì, perché a rigor di logica, vista la dichiarazione di intenti dell’autore, la vera novità avrebbe dovuto risiedere proprio nell’introspezione psicologica. Invece niente: il commesso viaggiatore Gregor Samsa era e rimane un essere insulso, privo di qualsiasi impulso vitale all’infuori del battito cardiaco e muore da gatto solo perché da umano non ha mai vissuto.

Finale non solo prevedibile, addirittura già visto, ma con un doppio risultato: quello di ricordare a tutti, ancora una volta, che non ci si può fidare nemmeno dei propri familiari; e a me, che quel viaggio a Ibiza devo farlo assolutamente!

Valutazione: due stelle e mezza.


TRAMA

Ogni mattina, Gregor Samsa si alza alle quattro in punto, si veste in tutta fretta nel buio della sua stanzetta, consuma una colazione frugale e si precipita in stazione per prendere il treno delle cinque. Che ci sia il sole o la nebbia, che piova o nevichi, infatti, l’umile commesso viaggiatore non può permettersi un minuto di ritardo né di perdere un cliente, pena il licenziamento. Un giorno, però, la solita routine viene spezzata da un evento a dir poco curioso. Sono quasi le sette e Gregor si rotola ancora pigramente tra le coperte, più calde e confortevoli che mai. Poi, emergendo dal torpore di un sonno funestato da strani incubi, si rende conto di essere «cambiato»: ha quattro zampe bianche e pelose, artigli ingovernabili, una coda lunga e ribelle, guance coperte di pelo e vibrisse frementi… Insomma, è diventato un tenero micetto. Cos’è successo? Come spiegare quella trasformazione alla famiglia e al suo datore di lavoro? Come fare anche solo ad uscire dalla camera da letto? Considerato un «romanzo imperdibile» dal Publishers Weekly e un «gioco letterario intelligente e godibilissimo» dall’autorevole Huffington Post, La miaomorfosi è una sorprendente rivisitazione in chiave felina di un classico della letteratura del Novecento, per indagare da una nuova prospettiva i meandri dell’animo umano.  


GLI AUTORI

Franz Kafka, nasce a Praga nel 1883, figlio di un agiato commerciante ebreo con cui ebbe un rapporto tormentoso, in parte documentato dalla drammatica Lettera al padre (Brief am den Vater, 1919). Angoscio sa la sua ricerca di stabilità sentimentale che non fu mai raggiunta: il fidanzamento con Felice Bauer, interrotto, ripreso, poi definitivamente sciolto (1914), l'amore per Milena Jesenska (1920-1922: notevoli le Lettere a Milena, Briefe an Milena), la relazione con Dora Dymant (con cui convisse fino al 1923). Franz Kafka si laureò in giurisprudenza nel 1906, si impiegò in una compagnia di assicurazioni (1908-1917), poi presso un istituto di assicurazioni di infortuni sul lavoro. Malato di tubercolosi, nel 1910-12 soggiorna a Riva del Garda, nel 1920 a Merano, poi a Kirling presso Vienna, dove morì. 
Era il 3 giugno 1924.

Coleridge Cook è lo pseudonimo dietro cui si cela uno scrittore vincitore di numerosi premi letterari.

3 commenti:

  1. Dalla trama, mi aspettavo un qualcosa in più. Sinceramente è anche la prima recensione che leggo, quindi come inizio va malino.

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  2. Infatti, prometteva abbastanza bene... Non sempre vale la prima impressione!

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  3. Ahaaa, ragazze, purtroppo succede anche questo. Sigh! : /

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