Oggi ho il piacere di ospitare nel blog due scrittori che ho apprezzato da subito.
Ieri ho pubblicato la recensione del romanzo che hanno scritto a quattro mani, Evelyn Starr - Il diario delle due lune (Piemme, Il Battello a Vapore), vi rimando qui per leggerla.
Adesso invece passo la parola agli autori Luca Azzolini e Francesco Falconi, che ringrazio per la loro disponibilità.
INTERVISTA A LUCA AZZOLINI E FRANCESCO FALCONI
Com’è stato scrivere un romanzo a
quattro mani?
Molto
emozionante e divertente, perché abbiamo esplorato le idee e le possibilità che
ci dava il mondo di Evelyn Starr – Il Diario delle Due Lune. Abbiamo cercato
una via originale, non ovvia e mai banale per la storia e la trama, lavorando
per scene così da prendere il meglio da ognuno di noi. E anche se a volte
avevamo idee diverse, abbiamo sempre cercato di far convergere le nostre due
visioni di Evelyn Starr, così da aggiungere un qualcosa in più, invece che
perdere elementi per strada. È stata una vera avventura!
La storia è stata costruita insieme sin
dall’inizio, oppure avete lavorato su una base già ideata da uno dei due?
Ci
siamo spremuti le meningi assieme perché il mondo di Evelyn fosse una casa accogliente
per entrambi. Volevamo concentrarci sui personaggi e sulla storia, prendendo da
tutto quello che più amiamo leggere e scrivere. All’inizio le idee erano tante
e complesse ma, man mano che il progetto andava avanti, e che Evelyn diventava
sempre più una “persona” piuttosto che un “personaggio”, ci è sembrato tutto
molto più facile. Vedevamo le strade di Ithil Runa, dove abita Eve, le nebbie
misteriose del Mullagh Maat, e tutti i segreti che nascondevano. Era fatta.
Evelyn Starr e il suo mondo erano lì.
In che modo due teste riescono ad
accordarsi sulla trama, sui personaggi, sull’ambientazione e tutto il resto?
Non
è stato semplice, ma abbiamo anche gusti simili. Ci piacciono le stesse cose,
vediamo le scene ancora prima di scriverle e questo ci ha aiutato tantissimo.
La sintonia è fondamentale perché altrimenti non si va da nessuna parte.
Ovviamente ci sono personaggi che hanno caratteristiche più o meno vicine ai
giusti dell’uno o dell’altro, ma questo ci ha agevolato a comprendere lati di
personalità con cui avevamo meno a che fare, e che ci ha arricchiti di
sfumature nuove. Un modo, diverso dai soliti, per crescere come autori.
Durante le presentazioni del romanzo,
quanto sentite coinvolto il giovane pubblico, al quale – tra l’altro – è principalmente
rivolta la storia?
Il
pubblico di riferimento è fondamentale, perché bisogna calarsi nelle ragazze e
nei ragazzi che prenderanno in mano Evelyn Starr, questo però non ci ha impedito
di sviluppare un libro che nelle nostre intenzioni doveva essere leggibile a
tutte le età. Evelyn Starr è adatto ai giovanissimi, che possono trovare una
storia magica e avventurosa in cui immedesimarsi, e personaggi adatti a loro;
ma anche a lettori più grandi che troveranno un sacco di richiami particolari,
curiosi e originali. Non volevamo scrivere il solito libro, anzi volevamo
evitarlo a tutti i costi.
Tre aggettivi per definire Evelyn.
Divertente,
solare e coraggiosa.
Questi
sono i primi, i più immediati, ma potrebbero essere anche questi: sbadata,
spassosa, puntigliosa, tenace, raggiante, caparbia, fragile, adorabile,
sciccosa, ecc. ecc.
Potete anticipare qualcosa sul seguito?
Il
prossimo romanzo è già stato scritto, ma ogni romanzo della serie Evelyn Starr
è leggibile come un’opera a se stante. Il primo volume non lascia in sospeso la
trama principale, ed è una storia con tutti i crismi del caso. Nel secondo
romanzo, però, abbiamo giocato molto con la trama proprio per sorprendere i
lettori. Piccole cose, dettagli che passano inosservati a una prima lettura, ribalteranno
la situazione con continui colpi di scena fino a un finale davvero inaspettato.
Per ora, però, non possiamo aggiungere altro.
Qualcuno, purtroppo, definisce il
fantasy un genere di puro intrattenimento o, peggio, un tipo di narrativa ad
appannaggio esclusivo dei bambini. Secondo voi perché?
Forse
perché non ne hanno mai letto! Forse si sono fermati al primo titolo, snobbando
alla grande tutto il resto. Come per ogni genere esistono romanzi più o meno
buoni, ma la qualità di un testo la decide solo il lettore che si rispecchia
tra le sue pagine. Tutto il resto sono chiacchiere. Il fantasy, come ogni altro
genere, ha prodotto romanzi magnifici e altri scadenti. Opere altissime e altre
molto più banali. Ci sono volumi che vogliono essere d’intrattenimento e altri
che ambiscono ad altro, questo però non deve essere un discrimine. Basta
cercare bene, si può trovare di tutto, per tutti i gusti e tutti i palati,
senza per questo doversi sentire reclusi in un ghetto. Non ce n’è motivo.
Tre aggettivi per definire il fantasy.
Per
noi è senza dubbio un genere coraggioso, giovane e liberatorio.
Un’ultima domanda. Cosa vuol dire per
Francesco Falconi “scrivere”?
Tempo
fa risposi a un’intervista su Panorama: «La
scrittura non è un mestiere. Non è un hobby. Né una passione. È un’esigenza di
cui non si può far a meno. Perché senza ti senti soffocare. E sai che è l’unico
modo per liberare quella bestia che ti strangola. Se provi questo, allora vuol
dire che hai una bella storia da raccontare.»
Sono
passati un po’ di mesi, ma ancora mi rispecchio in quest’affermazione.
Cosa vuol dire invece "scrivere" per Luca Azzolini?
Scrivere è un modo per vivere tante vite diverse, calarsi in epoche e
vicende impossibili, sperimentare modi di pensare differenti dal nostro e
vedere le cose sotto più punti di vista. È capire gli altri ed essere
più onesti verso noi stessi. È una sfida, un momento in cui riflettere
cercando di scolpire il mondo che abbiamo dentro e renderlo reale anche
per gli altri. È raccontarsi e raccontare ciò che ci circonda, è
libertà ed evasione. Scrivere è un modo per esprimersi e dialogare, per
confrontarsi e crescere. È esplorare, partendo dal nulla e procedendo a
piccoli passi, mondi che soltanto tu puoi scoprire.
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