Cristiano Gentili
OMBRA BIANCA
Ota Benga
pp. 320 - € 10,00
E-book € 3,99 In Promozione fino al 31 ottobre 2013 a 1,99 €
4 luglio 2013
Romanzo-verità
Siamo su un’isola nel cuore dell’Africa, dell’Africa autentica, in un
luogo dove non arrivano gli echi chiassosi del turismo, dove non ci sono
resort né safari per viaggiatori in cerca di esperienze esclusive a
pagamento.
Durante la stagione delle piogge una giovane donna posa sulle ginocchia di un uomo europeo una neonata dai lineamenti africani ma dalla pelle bianca come il latte: “Lei è Adimu. La riporto da dove viene”, gli dice. L’uomo è un ricco proprietario di una miniera d’oro, discendente di coloni inglesi. Adimu è un’anomalia per i suoi conterranei; è una bambina africana albina animata dall’inconsapevole istinto di farcela nonostante tutto.
Cosa accadrà a loro e cosa potrebbe succedere a noi, “bianchi” in Africa, in una realtà lontana caratterizzata da usi, costumi, sapori, suoni, così differenti dai nostri?
RECENSIONE
di FiloChan
Ci troviamo ad Ukerewe, la più grande isola del Lago Vittoria, in Tanzania. Nella stagione delle piccole piogge una notizia porta
scompiglio tra gli abitanti del villaggio: è appena nata una bambina albina, Adimu, la protagonista di
questa storia.
Considerata portatrice di sciagura a causa del candido colore della sua pelle,
Adimu viene rifiutata dai genitori e dal
resto del villaggio, trascorrendo così la sua infanzia con l'unica persona
capace di donarle affetto, sua nonna
Nkamba.
La piccola Adimu è costretta non
solo a esser preda della discriminazione
e della solitudine, ma anche dei bracconieri, poiché in Africa le parti del corpo di un albino
sono considerate dotate di poteri magici
e, pertanto, utilizzate per fabbricare
amuleti venduti a caro prezzo.
Numerosi personaggi secondari si
intrecciano nella trama principale, tra questi spiccano il signor Fielding, discendente di coloni inglesi e ricco
proprietario di miniere, e sua moglie
Sara.
In questo romanzo a più voci, ciascun personaggio dà espressione ai propri
pensieri, permettendo al lettore di scoprire le diverse realtà umane africane, dal capo del villaggio al capo del
gruppo di bracconieri, dallo stregone al prete e così via.
È impossibile non intenerirsi di
fronte alla dolcezza della piccola Adimu, il cui unico obiettivo è conoscere il motivo della sua diversità,
del suo essere rifiutata e schernita da
tutti; motivo che la costringe a essere così tremendamente sola.
“In fondo non le importava
così tanto essere libera. Avrebbe potuto vivere la vita futura in una prigione,
se avesse avuto qualcuno da amare e da cui essere amata. Questa per lei era la
libertà. Non aveva forse vissuto in carcere fino a pochi giorni prima, in una
prigione paradossale fatta di raggi di sole? I suoi carcerieri erano stati i
signori Pregiudizio, Superstizione e Ignoranza; la pena da scontare l'odio, il
disprezzo e il disamore. Il pericolo di essere uccisa e venduta a pezzi come
una bestia da macello l'aveva sempre perseguitata, così come la paura di
soffrire facendo quella fine”.
L'autore ci insegna che l'unica
arma in grado di sconfiggere i carcerieri di Adimu o di chiunque venga discriminato nel mondo a causa del colore
della pelle, dell'etnia, della religione o dello stato sociale, non è
nient'altro che la Cultura. Solo la conoscenza può combattere l'Ignoranza, evitando il Pregiudizio e la Superstizione. E questo Adimu lo capisce grazie al suo più caro
amico, il primo volume di una raccolta
di enciclopedia.
La cosa che più mi ha colpito di
questo romanzo è la capacità dell'autore di affrontare temi particolarmente drammatici con estrema delicatezza.
Persino le scene più scabrose sono raccontate con una naturalezza che non scade mai nel volgare o nel
sensazionalismo.
La trama è avvincente e ricca di
svolte narrative, i personaggi sono caratterizzati al meglio.
L'unica pecca, a mio avviso, è l'eccessiva semplicità nel linguaggio,
troppo carente di figure retoriche e abbellimenti letterari.
Ma, come scrive l'autore sul sito
dedicato alla sua opera, “Il romanzo, seppur
perfezionabile, è una storia necessaria. Su questo posso darti la mia parola”.
Non
posso che essere d'accordo, per cui sento di dover consigliare assolutamente la
lettura di questo libro, per promuovere la conoscenza di questo fenomeno e
provare, attraverso la cultura, a migliorare le condizioni di vita degli
africani affetti da albinismo.
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