mercoledì 2 febbraio 2011

IL DILEMMA DELL'ONNIVORO di Michael Pollan (Giunti Y)

Titolo: IL DILEMMA DELL'ONNIVORO
Di: MICHAEL POLLAN
Edizione: GIUNTI (Collana Y)
Genere: SAGGIO
Anno: 2011
pp. 320

ISBN: 978-88-09-74607-7

€ 13,50



RECENSIONE


“Gli esseri umani sono onnivori. Vuol dire che mangiano piante, carne, funghi, praticamente di tutto. Ma proprio per questo non hanno un istinto innato molto sviluppato per capire cosa fa bene e cosa fa male. Ed ecco il dilemma: possiamo mangiare di tutto, ma come facciamo a sapere che cosa mangiare?”.

Nel suo libro definito dal New York Times “Uno dei dieci libri migliori del 2010”, Michael Pollan percorre un interessante tragitto lungo la catena alimentare. Per essere precisi, analizza ben quattro tipi di catene:

Industriale

Biologica industriale

Sostenibile locale

Caccia-raccolta.

Ci siamo mai chiesti da dove proviene il cibo che mangiamo? È utile saperlo?

La risposta affermativa alla prima domanda è quella che ha portato l’autore a scrivere Il dilemma dell’onnivoro; terminando la lettura del suddetto libro, si capisce perché anche la seconda domanda merita un’affermazione.

Parlando di pasto industriale, Pollan intende documentarci sulla provenienza del cibo che maggiormente viene consumato – soprattutto in America – quello dei fast food e dei supermercati.

Per pasto biologico-industriale, intende invece riferirsi alle c. d. fattorie industriali che purtroppo fanno un grande uso di fertilizzanti e pesticidi.

Ciò che giova alla salute è il cibo coltivato e prodotto dalle piccole fattorie, poiché non è trattato e percorre brevi distanze prima di essere consumato. È quello che l’autore chiama pasto sostenibile-locale.

La caccia-raccolta è invece il modo più antico per procacciarsi il cibo: caccia, pesca, coltivazione, raccolta fai-da-te. Ottimo modo, quando ovviamente ciò è possibile.

Un libro utile per tutti, che aiuta a selezionare i cibi. Se è vero che siamo quel che mangiamo, allora è altrettanto vero che abbiamo il diritto di sapere cosa mangiamo.

Grazie a un linguaggio senza giri di parole, aiutandosi con foto, grafici e box informativi, questa versione YA del dilemma di Pollan è un toccasana che nutre la mente, antipasto indispensabile per comprendere come poi andrà nutrito il nostro corpo.

A proposito di origine del cibo, il rapporto cibo-etichetta è – in quest’ultimo periodo in Italia – un dibattito che ha preso piede grazie alla commissione Agricoltura della Camera.

In relazione alla legge che prevede l’etichettatura obbligatoria dei prodotti alimentari, ecco cosa ha pubblicato giovedì 27 gennaio sul Corriere della sera, il giornalista Beppe Severgnini:

La Commissione europea vuole chiarimenti dall'Italia sulla legge approvata all'unanimità il 18 gennaio dalla commissione Agricoltura della Camera, che prevede l'etichettatura obbligatoria per i prodotti alimentari. Chiarimenti? Benissimo, gliene daremo.

Spiegheremo che è scocciante assaggiare marmellata bulgara e vedere sull'etichetta i monti del Trentino; consumare mozzarelle tedesche spacciate per napoletane; bere succo d'arancia spagnolo (o brasiliano) mentre sulla confezione brilla il sole di Sicilia. Europei sì, fessi no.

La preoccupazione della UE è comprensibile: impedire che l'etichettatura diventi il paravento del protezionismo, una tentazione dell'animo agricolo (lo sanno anche in Coldiretti, cui va molto del merito della nuova legge). Il protezionismo è sbagliato, anacronistico e illogico. I nostri agricoltori - il cielo ce li conservi - hanno ricavato vantaggi dalla politica agricola comune (Pac). Non possono e non devono, perciò, impedire la libera circolazione dei prodotti.

Quello che uno chiede è sapere cosa mangia. La legge estende l'obbligo già in vigore per alcuni generi alimentari (uova, latte fresco, carne bovina e di pollo, passata di pomodoro, olio extra vergine di oliva e miele). A Bruxelles protesteranno? Peggio per loro. Sanno bene, infatti, che l'ostilità all'indicazione d'origine provoca guai. Il 53% delle importazioni italiane di concentrato di pomodoro viene dalla Cina, e finisce quasi totalmente in provincia di Salerno: uno crede di gustare San Marzano e invece condisce Xinjiang.

Ieri la piccola e media industria alimentare s'è mostrata perplessa: teme che l'indicazione in etichetta dell'origine "aggravi l'industria italiana con costi e minore competitivita' rispetto ai competitors esteri con prodotti commercializzati in Italia". Francamente, non capisco. Noi consumatori non siamo sciocchi. Informateci. E tra un prodotto di cui conosciamo la provenienza e un altro, di cui sappiamo poco o niente, scegliamo il primo.

Tutto bene? Purtroppo no. L'obbligo di dichiarare il luogo d'origine, per l'olio, esiste già. Ma il sottoscritto - sarà tonto, miope o distratto - fatica a capire se un olio è italiano, e da che regione provenga (a meno che sia DOP). "Ottenuto con oli extra vergini di origine comunitaria", recitano beffarde le etichette. Così uno - malfidente - pensa che i produttori comprino all'ingrosso in Spagna e in Grecia, e poi piazzino un bel nome sull'etichetta. Diteci che non è vero, signori Bertolli e Carapelli.

Comunque: la nuova legge è un passo avanti. Si parte con conserve di pomodoro, latte a lunga conservazione e formaggio, carne suina e salumi. L'attuazione richiederà tempo: sono infatti necessari decreti attuativi per ogni prodotto, filiera per filiera. L'Italia, annuncia un'euforica Coldiretti, svolge un ruolo di apripista. Be', era ora: in questa materia siamo i più bravi, e dovrebbero darci retta.

Occhio soltanto alle etichette false. Anche in quell'industria, in queste ore, stanno festeggiando. Riservatamente, s'intende.


DALLA QUARTA DI COPERTINA

Michael Pollan decide di improvvisarsi «detective del cibo» per conoscere l’evoluzione e i segreti nascosti dietro quello che si mangia, dal seme al frutto, dalla storia del «cibo con una faccia» alla carne lavorata e anatomicamente irriconoscibile.
Inizia così una ricerca che lo porta a conoscere varie realtà, dalla produzione industriale a quella dei produttori diretti. Fast food, supermercati, fabbriche, macelli e piccole fattorie diventeranno il terreno della sua instancabile marcia verso la consapevolezza.
In questo viaggio pieno di scoperte ma anche di incertezze, Pollan dovrà affrontare molte esperienze che lo metteranno a dura prova, dovrà combattere e accettare compromessi, dovrà forzare la sua indole e imparare a cacciare e a uccidere per nutrirsi. Alla fine però ritroverà la strada di un rapporto diverso con madre natura e sarà in grado di scegliere come comprare, cucinare e mangiare.
La sua ricerca si conclude con un menù a quattro portate dove finalmente quello che c’è nel piatto non è più un dilemma ma la storia appena raccontata.


L'AUTORE

Michael Pollan è un affermato giornalista e professore dell’Università di Berkley.
Collabora dal 1987 con il The New York Times Magazine ed è autore di quattro New York Times bestsellers: Food Rules: An Eater’s Manual (2010) - In Defense of Food: An Eater’s Manifesto (2008) - The Omnivore’s Dilemma: A Natural History of Four Meals (2006) e The Botany of Desire: A Plant’s-Eye View of the World (2001).
In difesa del cibo (Adelphi 2009) è stato definito uno dei migliori dieci libri del 2006 dal New York Times and the Washington Post.
Vincitore di numerosi Premi, Pollan è stato finalista per il National Book Critics Circle Award ed è apparso nella TIME 100: la classifica delle 100 personalità più influenti del 2010 del Time.
Il suo sito è: michaelpollan.com

10 commenti:

  1. Un libro veramente interssante! Lo metto in wish list, grazie per la segnalazione. Ti ho invitata a partecipare a un meme, http://esedion.blogspot.com/2011/01/meme.html decidi tu se vuoi farlo ^_^

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  2. Volentieri, Daisy, altro che! Dammi un po' di tempo e rispondo. . . a prestissimo. ;D

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  3. Sto leggendo questo libro.
    Appena l'ho preso in mano non ero molto convinta,pensavo ad un solito libro sull'alimentazione.ormai si trovano a iosa esperti in questo o quel campo che ti dicono come cosa mangiare.
    Mi è bastato però girarlo e leggere "..il fast food è cibo di cattiva qualità...per produrlo occorrono una grande quantità di petrolio e di farmaci.Quando mangi fast food mangi letteralmente petrolio".
    Adoro i panini del fast food così buoni e pieni di schifezze e sopratutto pronti quando vuoi senza dover pensare alla cena da preparare.L'ho sempre saputo che non erano il top della genuinità della salute etc,ma una volta ogni tanto... Ora però dopo quello che stò leggendo non credo che riuscirò più a portare le mie figlie in uno di questi posti.
    Unica mia speranza è sperare nella maggior ristretezza delle leggi italiane ed europee in fatto di alimenti per uomini e bestiame.ma a tal proposito mi devo ancora informare.
    Comunque stò iniziando a valutare meglio i miei acxquisti anche se non è molto semplice...sapere che la mia bistecca mi arriva da tal paese piuttosto che da un altro che è stata sezionata qui piuttosto che là e che è stata confezionata qui o là non mi dà nessuna informazione precisa su cosa ha mangiate la mucca prima di diventare bistecca.Dovrei informarmi sulle normative di ogni stato che trovo sull'etichetta... un bel lavoro,quasi come quello di Michael Pollan.
    Per fortuna ora almeno abbiamo le etichette che hanno l'obbligo di indicare la provenienza... meglio di niente anche se non credo sia sufficiente... erba o mangime infestato di antibiotici,medicine e...? questo è il problema!
    Non avevo poi nemmeno idea di quanti prodotti si potesse ottenere dal mais... mi stò faccendo un elenco delle sostanze descritte nel libro per poi cercarle nelle cose più diverse che ho in casa..
    mangiare cibo vero.Uno dei consigli di Pollan.
    Ho avuto la fortuna di mangiare per un periodo burro e formaggio prodotto da un conoscente che aveva alcune mucche (ora purtroppo per motivi d'età ha smesso) sentivo il sapore del latte in quel burro..altrochè i burri (pur costosi)del supermecato.
    Per essere arrivata solo a metà libro ( e lo ammetto aver sbirciato e letto un pò di qua e di là anche il resto) è un libro che invita a riflettere su ciò che ingeriamo.
    Buona lettura.

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  4. Hai colto il senso del libro, Lara.
    Mangiare sano non è per niente facile, a quanto risulta dalle ricerche di Pollan (io stessa non l'avrei mai creduto possibile).
    Come hai già affermato: l'obbligatorietà delle etichettature non sarà sufficiente, ma per lo meno è già un buon passo avanti.
    Buona lettura a te!

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  5. Questa versione de Il dilemma dell'Onnivoro é per adolescenti pertanto si presenta come un volume corredato da foto e grafici. Lo stile semplice e immediato lo rende di facile comprensione (simile ad una lezione).
    Come potete immaginare dal sottotitolo non si tratta di un romanzo ma di un libro inchiesta dedicato al cibo.
    L'autore fa un'attenta analisi di cosa si nasconde dietro quello che mangiano gli americani (forse per noi italiani non sarà molto utile). Tutto ruota attorno al Mais (ripetuto fino allo sfinimento).
    L'autore, poi, ha suddiviso il libro in quattro sezioni (4 catene alimentari: Industriale, Biologica Industriale, Sostenibile locale, Caccia-raccolta). L'autore sperimenterà in prima persona tutte le catene in modo da presentarci un quadro accurato e completo.
    Effettivamente, il libro mette davvero in crisi le proprie abitudini alimentari, perché man mano che si procede con la lettura trovi sempre qualche alimento che faresti bene a non mangiare più. Ma passato qualche giorno, addio scrupoli e sensi di colpa. E' anche vero che di tanto in tanto cerco nel mio piccolo di fare qualcosa di buono per la natura e per il mio stomaco.
    Interessante anche grazie agli excursus storici e i simpatici aneddoti ma dubito che gli adolescenti italiani siano interessati a questo tipo di letture.

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  6. "[. . .] ma dubito che gli adolescenti italiani siano interessati a questo tipo di letture." Potresti avere ragione purtroppo, LadyAileen. -___-'

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  7. Sono in ritardo ma commento lo stesso...

    Adolescente italiana presente e interessata, non tutti noi siamo come pensate ;)
    Grazie per aver condiviso questo libro con noi, adesso sto leggendo "Se niente importa" di J.F. Foer e anche questo mi sembra interessante, ogni tanto leggo qualcosa di diverso dai soliti romanzi.

    Coccinella

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    1. Non sei in ritardo! Fa piacere quando viene rispolverato un vecchio post. ;-)

      Grazie a te per avere condiviso questa tua ultima lettura. Non mi sono procurata il libro, ma chissà cosa risponde Foer alla domanda: chissà perché mangiamo gli animali? :D

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    2. Devo ancora leggere tutto il libro, che è un po' pesantuccio, ma sembra molto interessante!

      E non so come farò a mangiare ancora carne :(

      Coccinella

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    3. Ma nooo, alla fine questi libri sono una "traccia". Vai tranquilla! ;-)

      Poi magari condividi con noi le tue impressioni, dopo che lo avrai letto.

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